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giovedì 24 dicembre 2020

                                          La ragnatela di Natale
Narra una leggenda antica, di una vedova molto povera che non poteva permettersi di comprare decorazioni per il suo albero di Natale.
La donna amava il Natale ed era molto dispiaciuta che il suo albero non avesse decori, ma l'abete effondeva il suo profumo nella piccola casa e la vedova pensò di gioire di quel profumo e di non dispiacersi più.
Durante la notte un ragno che era rimasto nascosto tra rami, e aveva visto le lacrime della vedova, si mise al lavoro e cominciò a tessere così tante ragnatele da ricoprire tutti i rami dell'albero, che con la luce del sole sembravano d’argento.
Quando la mattina di Natale la vedova si svegliò, trovò l’albero splendidamente decorato e fu felice. 
 
Liberamente tratto dal web da traccia anonima
In Ucraina, è un'antica tradizione utilizzare le ragnatele per addobbare l’albero di Natale.  
                  

sabato 13 giugno 2020

                                         Finita la quarantena

Il tempo è stato il regalo di questo virus. 
Mai avremmo avuto due mesi di tempo per godere la famiglia stando tranquilli nelle nostre case rassicuranti. Il bello di svegliarsi spontaneamente senza il trillo della sveglia al mattino, la colazione lenta e assaporata, lo striracchiarsi pigro della giornata senza la fretta degli impegni quotidiani. Gli angoli trascurati di casa puliti e riordinati. Il piacere di leggere quel libro che non avevi mai il tempo di sfogliare troppo stanca la sera. Tempo a disposizione per giochi con la propria famiglia, per apprezzare il chiarore dell'alba, le tinte calde del tramonto e le stelle nel buio della notte, per provare nuove ricette, e per tutte quelle piccole cose per cui non trovavi mai occasione. 
Tenendo fuori dalla porta di casa il virus e la paura.
 ©Eugenì Effe

domenica 17 maggio 2020

                                                    Lockdown
Stà succedendo qualcosa in Cina, una strana polmonite... e in un paio di mesi ci siamo ritrovati chiusi in casa, chiusi bar, ristoranti, negozi e tutte le attività non essenziali. L'auto della protezione civile costantemente ricorda la gravità della situazione passando di strada in strada ripetendo: 
"Obbligo di stare in casa, è il solo modo che abbiamo per sconfiggere il virus".
E abbiamo obbedito impauriti e smarriti seguendo le notizie che arrivavano via via sempre più preoccupanti, il primo decesso, poi un'altro e un'altro ancora, decine, centinaia, migliaia, file di bare su bare, portate via da Bergamo dai camion dell'esercito perchè nei cimiteri non c'era pià posto. Piccole cittadine come Codogno e Vò Euganeo entrano nelle nostre case con il loro dramma che sarà il dramma dell'Italia tutta. La foto dell'infermiera Elena, sfinita che si addormenta al computer rimarrà nei nostri ricordi, come le immagini dei pazienti attaccati ai respiratori. La corsa dei medici e di tutto il personale sanitario per salvare vite umane con gli ospedali che non avevano più posti letto.
Ricorderemo le immagini silenziose delle nostre città più belle di sempre, vuote, animate dai soli piccioni nelle piazze deserte. L'inverno era alla fine, e ci ritroviamo alle porte dell'estate, avendo perso la primavera.
Ci siamo abituati, adattati a stare in casa, chi con serenità chi con insofferenza, ma al riparo dal contagio. Ma dovremo tornare a vivere, saremo disorientati e ancora impauriti, e molto prudenti perchè il virus è ancora tra noi.
Per proteggerci dal contagio indossiamo la mascherina per coprire il naso e la bocca, e stiamo distanti gli uni dagli altri, non si sa per quanto tempo ancora. Ma domani, si torna quasi tutti al lavoro, sotto tono, con l'auspicio che l'economia riparta e con la speranza di aver lasciato il peggio alle spalle e di tornare alla normalità, una nuova normalità in attesa che il Corona virus venga sconfitto.
©Eugenì Effe
Foto Gabriele Galimerti

domenica 26 aprile 2020

Corona virus - La Grande Paura
E' arrivato dalla Cina, e si è diffuso in tutto il mondo, causando morte.
La prima cosa è il silenzio innaturale che mette i brividi, rotto solo dall' urlo di sirene in lontananza, e da rintocchi di campane che sembrano accompagnare chi da solo, in silenzio, se n'è andato per sempre.
Abbiamo dimenticato il calpestio dei tacchi sui marciapiedi, il chiaccericcio e il rumore delle tazzine al bar con il profumo di caffè e brioches.
Esci di casa solo per fare la spesa, con la paura di questo nemico invisibile e resistente, che si annida dappertutto e che è lì pronto che ti aspetta, perchè anche lui lotta per la sua soppravvivenza, e se non trova un essere umano nel quale vivere, muore.
In questo silenzio, chiusi dietro alle porte, affacciati ai balconi, la vita va avanti con la paura e la speranza di quello che verrà.
 ©Eugenì Effe  

giovedì 5 marzo 2020

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