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sabato 18 dicembre 2021

                     I soldi non fanno la felicità (figurarsi la miseria) 
 
Facendo zapping mi sono imbattuta nelle 'casalinghe di Napoli' e c'era una che era uscita in mare con uno yacht, sullo sfondo la vista dell'isola di Procida che adoro, e mi sono fermata a guardare. Ischia, aperitivo con champagne, e la casalinga, a commento della bella giornata trascorsa, ha detto: "Mandatemi chi ha affermato che i soldi non fanno la felicità che ci vorrei parlare."           
Condivido la frase detta da questa signora. Certo, non puoi comprare gli affetti, e non puoi comprare la salute, ma è anche vero che il denaro ti consente di mangiare meglio, avere una abitazione riscaldata d'inverno, fare trattamenti e permetterti i migliori specialisti, in un certo qual modo, migliorano la salute. 
E cambiano in meglio la qualità di vita.
 Panorami, Case, Mare, Colori, Procida

martedì 6 luglio 2021

                                          Incendio

Era una grande ferramenta rifornita di tutto, ci trovavi dalla più minuscola delle viti, al trattorino rasaerba.
L'eleganza del bel mosaico con gigli bianchi ti accoglieva alla porta d'ingresso. A conduzione familiare, dalla disponibilità dei proprietari, alla gentilezza e premura dei figli verso i clienti, la rendevano un luogo sereno dove fare acquisti.
Un po' di fumo, una lingua di fuoco, e poi sono divampate le fiamme altissime e minacciose, una pericolosa nube nera visibile a chilometri e chilometri di distanza si è alzata in cielo.
Prima che i pompieri riuscissero a domare l'incendio, il fuoco aveva divorato tutto, le tovaglie cerate, vasi sottovasi e innaffiatoi di plastica, le casette di legno per gli uccellini e i sacchi del pellet, i barattoli di vernice che scoppiavano come pop corn, migliaia di articoli distrutti...
Alla fine, consumata dalle fiamme si è accartocciata su se stessa, come un enorme dinosauro ferito con gli occhi rossi, si è addormentata su un letto di cenere macerie e rottami.
©Eugenì Effe
 
  
Foto dal Web

domenica 7 marzo 2021

                                      Vecchiaia

"Quant'è brutta la vecchiaia" ripeteva sempre la mamma della vicina di casa dei miei genitori, una signora dai capelli grigi raccolti in uno chignon, alta e magra, sempre vestita di nero, prossima ai 90 anni, qualche acciacco, ma autosufficiente in tutto, ma in ogni occasione ripeteva questa frase che era il suo mantra.
Ma non ci pensavo, non davo peso a quella frase detta e ridetta da una persona in là con gli anni, da giovani non si pensa alla vecchiaia, i tuoi nonni non li vedi come degli anziani, perchè loro sono i tuoi nonni.
Poi arriva, lenta, inesorabile.
Oggi, se te lo puoi permettere, con la medicina puoi contrastare i segni dell'invecchiamento del viso, stirare le rughe, sollevare le palpebre, ma i tuoi occhi che gli anni hanno rimpicciolito, hanno bisogno di lenti che ingrandiscano i caratteri, altrimenti non riesci a leggere. Poi dimentichi cosa sei sceso a prendere in cantina, poi arrivano i dolori alle ginocchia, o alle mani, o alla schiena.
E poi la lentezza, per ogni cosa che facevi rapidamente, impieghi più tempo.
E la stanchezza. Devastante. Una stanchezza che rende faticoso ogni movimento, anche il respirare costa fatica.
E allora ti tornano in mente quelle parole: "Quant'è brutta la vecchiaia" e ne comprendi il significato.
E allora speri solo di veder invecchiare i tuoi cari in salute, attivi mente e corpo come una parte degli anziani, consapevole del tramonto che arriva.
©Eugenì Effe