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domenica 30 dicembre 2012





   Auguri di vero cuore       di Buon Anno,
 che sia migliore di questo,
che porti salute del corpo e dell'anima.

martedì 25 dicembre 2012

domenica 23 dicembre 2012

E' vietato copiare e riprodurre modificando. Esclusiva di "La pozzanghera magica"                           
La fiaba del Re del Pop

A causa di ripetute violazioni del diritto d'autore la fiaba è stata tolta.
In una piccola casa.......





                      Natale    

       "E' Natale ogni volta che non accetti
       quei principi che relegano gli oppressi
       ai margini della società.
       E' Natale ogni volta che speri
       con quelli che disperano
       nella povertà fisica e spirituale.
       E' Natale ogni volta che riconosci con              umiltà
       i tuoi limiti e la tua debolezza.
       E' Natale ogni volta che permetti al                  Signore
       di rinascere per donarlo agli altri."
         (Madre Teresa di Calcutta)
                         decorazione  pungitopo    
             Quarta domenica d' Avvento
 

domenica 16 dicembre 2012

                  
       La leggenda della Stella di Natale
La leggenda narra, che il 25 dicembre di un anno dimenticato dalla storia, un bimbo povero entrò in una chiesa per offrire un dono a Gesù nel giorno della sua nascita.
Era triste e si vergognava del suo mazzo di rametti di foglie che portava in dono, ed al bambino cadde una lacrima fra quei ramoscelli verdi.
Gesù Bambino, mosso a compassione, trasformò la lacrima in un fiore dal colore rosso intenso, e bello come una stella: il più bel fiore che i suoi occhi avessero mai visto.
Dal regalo che Gesù fece a quel bimbo povero, sarebbe nata la "Stella di Natale" che da allora rallegra la nostre case ad ogni Natale.  

Altra leggenda

 Era la vigilia di Natale, in fondo alla cappella, Lola, una piccola messicana, in lacrime pregava:
"Per favore Dio mio, aiutami! Come potrò dimostrare al Bambino Gesù che lo amo? Non ho niente, neanche un fiore da mettere ai piedi del suo presepe"
Subito apparve una bellissima luce e Lola vide apparire accanto a lei il suo angelo custode. "Gesù sa che lo ami, Lola, lui sa quello che fai per gli altri. Raccogli solo qualche fiore sul bordo della strada e portalo qui." disse l'angelo. "Ma sono delle cattive erbe, quelle che si trovano sul bordo della strada" rispose la bambina. 

"Non sono erbe cattive, sono solo piante che l'uomo non ha ancora scoperto quello che Dio desidera farne." disse l'angelo con un sorriso.
Lola uscì e qualche minuto più tardi entrò nella cappella con in braccio un mazzo di piante verdi che depositò con rispetto davanti al presepe in mezzo ai fiori che gli altri abitanti del villaggio avevano portato. Poco dopo nella cappella si sentì un leggero brusio, le erbe cattive portate da Lola si erano trasformate in bellissimi fiori rossi, rosso fuoco.
Da quel giorno le stelle di Natale in Messico sono chiamate "Flores de la Noce Buena", fiori della Santa Notte.
Nel 1825, Joël Poinsett, ambasciatore Americano in Messico, riportò in America i semi di stelle di Natale e le fece conoscere in tutto il mondo.
 Terza domenica d' Avvento
 
                        

domenica 9 dicembre 2012

IL TAGLIALEGNA E L'ALBERO DI NATALE

Una bella leggenda narra che tanto tempo fa, in Germania, un taglia legna tornado a casa in una notte ghiacciata ma chiara, illuminata dalla luna, vide uno spettacolo meraviglioso: le stelle che brillavano attraverso i rami di un pino ricoperto di neve e di ghiaccio.
Per spiegare a sua moglie la bellezza  di quello che aveva visto, il taglialegna tagliò un piccolo pino. Arrivato a casa lo ricoprì di nastri bianchi e di piccole candele. Le candele rappresentavano le stelle e i nastri bianchi la neve e il ghiaccio che pendevano dai rami dell'albero.
La moglie, la gente e i bambini del vicinato furono così meravigliati di vedere l'albero e sentire il racconto del taglia legna che da allora ogni casa ebbe il suo albero di Natale.

                                                  
        Seconda domenica d'Avvento


sabato 8 dicembre 2012

LA RIVINCITA DELLA RIBOLLITA

Se parlo della "Ribollita" naturalmente, viene in mente la Toscana.
La ribollita è una delle più famose zuppe toscane ed è il piatto che più si associa alla tradizione gastronomica fiorentina insieme alla "bistecca alla fiorentina".
Nasce dalla cucina povera toscana ed il suo nome deriva dal fatto che la base della zuppa, veniva letteralmente ri-bollita più volte sulla stufa a legna, aggiungendo ogni giorno qualche verdura che si riusciva a trovare nell'orto di casa. 
Qualche anno fa, in un giro della Toscana, alla tappa di Firenze, era prevista la cena in un ristorante con vista sull'Arno. Come prima portata: la ribollita.  

Hanno servito una specie di minestra mal riusciuta, a metà tra un minestrone ed una zuppa acquosa, per niente buona, e fino a quest'anno, per me la ribollita era questa brodaglia. 
Di recente, una minuta donnina di Firenze, mi ha offerto la cena in un ristorante tipico fiorentino, dove ho potuto gustare una vera ribollita: minestra di cavolo nero, patate, fagioli cannellini, carote, pomodorini perini, sedano, scalogno e verdure selvatiche di stagione, che acquista corpo e sostanza unendo pane toscano raffermo ed olio extravergine d'oliva a crudo. Ottima.


  
Tipica è anche la Bistecca alla fiorentina. A Firenze, questa bistecca è una fetta di carne di manzo alto 4 cm. tenera e della migliore qualità, con l'osso ed il suo filetto, che pesa circa un kg, cucinata sulla brace e decisamente al sangue. La parte interna tenera e succulenta, mentre l'esterno ha un bell' aspetto grigliato. Enorme.

Da gustare, il panforte, il pan pepato e i classici Cantucci e Vinsanto. Una bontà.


              Curiosità e storia della ribollita
Questo piatto di origine contadina ha radici storiche molto antiche, troviamo infatti un'antenata della ribollita fin dal medioevo. Infatti i feudatari, coloro che possedevano i castelli, durante i loro lauti banchetti quasi sempre a base di carne, si facevano servire gli arrosti direttamente su delle focacce di pane azimo (senza lievito e sale) mangiando così senza piatti nè posate. Le focacce venivano poi date ai servi per sfamarsi. Questi le facevano bollire in pentoloni d' acqua con quello che riuscivano a trovare nella campagna circostante, perlopiù verdure ed erbe quali carote, sedano, cavolo, "pepolino" ecc...
La quantità prodotta era tale da durare per giorni, e perciò veniva fatta ribollire nei giorni seguenti, acquistando sapore ad ogni ribollitura. Negli anni questa preparazione è diventata una vera ricetta, anche se non ci sono dosi codificate: ogni verdura invernale va bene, più un bel misto di legumi. Imprescindibili sono solo il cavolo nero ed il pane toscano rafffermo. Il cavolo nero riccio di toscana: si trova solo nella coltivazione toscana ed è necessario che "abbia preso il ghiaccio" che sia passato cioè da una o più gelate invernali che ne ammorbidiscono le foglie. 


Nella campagna fiorentina le contadine ne cucinavano in gran quantità sopratutto il venerdì, che era il giorno in cui si mangiava di magro (In quaresima mangiare di magro era di legge, la lista degli alimenti permessi era assai scarna, si dovevano evitare categoricamente la carne, il lardo, lo strutto, in molte zone anche i latticini e il rosso delle uova). Rimanevano a disposizione perciò, il pane , le verdure, le erbe, la polenta, i legumi e la pasta. Era ammesso anche il pesce, da qui la tradizione di servire il pesce il venerdì giorno di quaresima per eccellenza, nelle case contadine più povere si tramanda che un aringa essiccata fosse tenuta sospesa sul tavolo dove i commensali a turno la strusciavano con il pane che poi mangiavano, quindi la zuppa veniva ribollita nei giorni a seguire. A grandi linee queste sono le radici della ribollita. Non esiste una vera e propria lista di ingredienti permessi o no, nella tradizione veniva messo ciò che si trovava. Anche i fagioli rivestono un ruolo importante sia nella tradizione fiorentina che nella preparazione della ribollita. 

I cannellini secchi messi a bagno la sera prima; una parte vengono lasciati interi ed una parte passati per dare consistenza alla minestra. Il pane usato è rigorosamente "sciocco" cioè senza sale, raffermo, e cotto a legna non tanto per il sapore, ma quanto per la consistenza. Per ultimo il pepolino, come si dice in Toscana, cioè il timo, per conservare l'usanza e la tradizione di una cucina fiorentina molto speziata ed aromatica. Mancano solo un giro d' olio d' oliva e una cipollina fresca tagliata fine fine e il piatto è servito.   

                                     "Fiorentin mangia fagioli
                               lecca piatti e romaioli
                                e per farla più pulita
                            poi si lecca anche le dita."


           Curiosità e storia della fiorentina
La storia della bistecca alla fiorentina è antica almeno quanto la città da cui prende il nome e se ne perdono le tracce indietro nel tempo. Tuttavia la sua tradizione, la sua celebrità e il suo nome si possono far risalire alla celebrazione della festa di San Lorenzo e alla famiglia dei Medici. In occasione di San Lorenzo, il 10 agosto, la città si illuminava della luce di grandi falò, dove venivano arrostite grosse quantità di carne di vitello che venivano poi distribuite alla popolazione.Firenze all'epoca dei Medici era un importante crocevia dove si potevano incontrare viaggiatori provenienti un po' da ogni parte del mondo e così si narra che proprio in occasione di un San Lorenzo fossero presenti alle celebrazioni alcuni cavalieri inglesi a cui venne offerta la carne arrostita sui fuochi. Questi la chiamarono nella loro lingua beef steak riferendosi al tipo di carne che stavano mangiando. Da qui una traduzione adattata alla lingua corrente creò la parola bistecca che è giunta fino ai giorni nostri.
Per la cottura si scalda la griglia con un' abbondante brace di carbone di legna, usando preferibilmente carbone di quercia, di leccio o di olivo. La brace deve essere ben viva, ma appena velata da un leggero strato di cenere, senza fiamma. La carne và messa sulla griglia senza condimento, operazione fondamentale per prevenirne l'indurimento e va girata una sola volta, cucinandola circa 3-5 minuti per parte. Va fatta infine cuocere "in piedi" dalla parte dell'osso finché non scompaiono da questo le tracce di sangue (la bistecca deve essere tanto spessa da stare in piedi da sola). Una buona cottura è il segreto di tutto il gusto di questo piatto: la carne deve risultare colorita all'esterno, ma rossa, morbida e succosa all'interno. Da servire con i  tradizionali fagioli cannellini all'olio, accompagnata da un buon Chianti classico.                      
©Eugenì Effe  Tutti i diritti sono riservati            

                        Immacolata con neve.

domenica 2 dicembre 2012

                    Prima domenica d'Avvento

CIO' CHE HAI NEL CUORE

Un giorno un uomo ricco consegnò un cesto
di spazzatura ad un uomo povero.
L’uomo povero gli sorrise e se ne andò con il cesto,
lo svuotò e lo lavò,
e poi lo riempì di fiori bellissimi.
Ritornò dall’uomo ricco e glielo diede.
L’uomo ricco si stupì e gli disse:
«Perché mi hai dato fiori bellissimi se io ti ho dato spazzatura?».
E l’uomo povero rispose:
«Ogni persona dà ciò che ha nel cuore».

domenica 18 novembre 2012

                               LA BILANCIA
Una donna, vestita sobriamente, con il volto triste, entrò in un negozio, si avvicinò al padrone ed umilmente gli chiese se poteva prendere alcuni alimenti a credito.
Con delicatezza gli spiegò che suo marito si era ammalato in modo serio e non poteva lavorare e i loro sette figli avevano bisogno di cibo.
Il padrone non accettò e le intimò di uscire dal negozio.
Conoscendo la reale necessità della sua famiglia, la donna supplicò: “Per favore, signore, glielo pagherò non appena posso”.Il padrone ribadì che non poteva farle credito, e che lei poteva rivolgersi ad un altro negozio.

In piedi, vicino al banco, si trovava un giovane sacerdote che aveva ascoltato la conversazione tra il padrone del negozio e la donna.
Il sacerdote si avvicinò e disse al padrone del negozio che avrebbe pagato quello che la donna avrebbe preso per il bisogno della sua famiglia.
Allora il padrone, con voce riluttante, chiese alla donna: “Ha la lista della spesa?” La donna disse “Sì, signore”.
“Bene!” disse il padrone.“Metta la sua lista sul piatto della bilancia e le darò tanta merce, quanto pesa la sua lista”.
La donna esitò un attimo e, chinando la testa, cercò nel suo portafoglio un pezzo di carta, scrisse qualcosa e poi posò il foglietto su un piatto della bilancia.
Gli occhi del padrone e del sacerdote si dilatarono per lo stupore, quando videro il piatto della bilancia, dove era stato posato il biglietto, abbassarsi di colpo e rimanere abbassato.
Il padrone del negozio, fissando la bilancia, disse: “E’ incredibile!”.
Il giovane sacerdote sorrise, e il padrone cominciò a mettere sacchetti di alimenti sull’altro piatto della bilancia.
Pur continuando a mettere molti alimenti, il piatto della bilancia non si muoveva, fino a che si riempì.
Il padrone rimase profondamente stupito.
Alla fine, prese il foglietto di carta e lo fissò ancora più stupito e confuso...
Non era una lista della spesa! Era una preghiera, che diceva:
Mio Dio, Tu conosci la mia situazione e sai ciò di cui ho bisogno: Metto tutto nelle tue mani!
Il padrone del negozio, in silenzio, consegnò alla donna tutto ciò che aveva messo nel piatto della bilancia.
La donna ringraziò e uscì dal negozio.
Il giovane sacerdote, consegnando una banconota da cinquanta disse al padrone:

“Ora sappiamo quanto pesa una preghiera”.
Il nome di quel sacerdote era
KAROL WOJTYLA.


domenica 11 novembre 2012

                                     Novembre
                      

giovedì 8 novembre 2012

                                           L'ultimo saluto
Il vento soffia e gira una pagina del grande libro della vita, sulla felicità di una nascita e la gioia di un matrimonio, e la gira colma di lacrime sul saluto di quell'ultimo viaggio...            
su quel suono di campane a morto...
Hai lottato con tutte le tue forze, prima d'arrenderti in una notte calda  di questo autunno, prima di poter vedere l'uva matura nella tua vigna che tanto curavi. 

La malattia ti ha portato via. 
In realtà, te ne eri già andato da tempo, isolato in un mondo di tempi e spazi solo tuo, fatto di suoni ovattati e colori sbiaditi dalla vecchiaia. Eppure, quando potevi stare sulla tua poltrona di velluto damascato,
le mani segnate dal duro lavoro di una vita adagiate in grembo, scaldavi la casa con la tua sola presenza, come un caldo focolare acceso nel freddo inverno.
Adesso la tua casa è vuota,
e il silenzio avvolge ogni cosa, nessuna voce, nessun respiro, nessun rumore di passi.
Tacciono l
e porte chiuse, come chiusi per sempre sono i tuoi occhi.

Il vento d'autunno ha steso sul cortile un tappeto di foglie morte.
Nel buio della notte è un punto nero nell'oscurità, nessuna luce illumina più le finestre.
E un senso di vuoto e di freddo riempie il cuore.
La percezione di qualcosa finito per sempre. Eri la mia famiglia.
Voglio ricordati, con la camicia buona della domenica sotto al pullover turchese, il nodo della cravatta un po' allentato, il profumo della barba appena rasata e quel sorriso sereno sul volto, con gli occhi rimpiccioliti e tristi che parlavano per te che eri rimasto senza le parole.
Una vita spesa tra lavoro, fatica e sacrifici per la famiglia. 

Vorrei dirti quanto ti voglio bene, ma il tempo è scaduto...                Grazie di tutto.
Fai buon viaggio papà, la mamma ti starà aspettando e quando arriverai di certo ti dirà:

"Sei arrivato Valentino..."
© Eugenì Effe  Tutti i diritti sono riservati

lunedì 5 novembre 2012

                                I MOCASSINI DI MICHAEL

-Michael un giorno gli aveva detto:
"Non il guanto bianco, è solo per Billie Jean."
Dunque prese la sua giacca preferita, quella bianca di perle usata ai Grammy del 1993, sul cuore una spilla a croce, in mano gli inseparabili 
occhiali da aviatore.
E, ai piedi, i mocassini non lucidati.-
The King of Style - Dressing Michael Jackson - by Michael Bush  

LA MORTE NON E' NIENTE

La morte non è niente.
Sono solamente passato dall'altra parte:
è come fossi nascosto nella stanza accanto.
Io sono sempre io e tu sei sempre tu.
Quello che eravamo prima l'uno per l'altro lo siamo ancora.
Chiamami con il nome che mi hai sempre dato, che ti è familiare;
parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato.
Non cambiare tono di voce, non assumere un'aria solenne o triste.
Continua a ridere di quello che ci faceva ridere,
di quelle piccole cose che tanto ci piacevano 
quando eravamo insieme.
Prega, sorridi, pensami!    
Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima:
pronuncialo senza la minima traccia d'ombra o di tristezza.
La nostra vita conserva tutto il significato che sempre ha avuto:
è la stessa di prima, c'è una continuità che non si spezza.
Perchè dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente,
solo perchè sono fuori dalla tua vista?
Non sono lontano, sono dall'altra parte, proprio dietro l'angolo.
Rassicurati, va tutto bene. 
Ritroverai il mio cuore,
ne ritroverai la tenerezza purificata.   
Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami:
il tuo sorriso è la mia pace.
Henry Scott Holland  

                        Attimo di farfalla
                Le farfalle hanno una vita breve...                              ma anche la vita umana                                           vola via in un attimo...

LA SCATOLA

La storia ebbe inizio molto tempo fa,
quando un uomo punì sua figlia di cinque anni
per la perdita di un oggetto di valore
ed il denaro in quel periodo era poco.
Era il periodo di Natale, la mattina successiva
la bambina portò un regalo e disse: "Papà è per te".
Il padre era visibilmente imbarazzato,
ma si arrabbiò moltissimo quando,
aprendo la scatola, vide che dentro non c'era nulla.
Disse in modo brusco: "Non lo sai che quando si fa un regalo,
si presuppone che nella scatola ci sia qualcosa?".
La bimba lo guardò dal basso verso l'alto e con le lacrime
agli occhi disse:"Papà,...non è vuota.
Ho messo dentro tanti baci per te fino a riempirla".
Il padre si sentì annientato, si inginocchiò, mise le braccia al collo
della sua bimba e le chiese perdono.
Per tutto il resto della sua vita, il padre tenne sempre la scatola
vicino al suo letto e quando si sentiva scoraggiato o in difficoltà,
apriva la scatola e tirava fuori un bacio immaginario ricordando
l'amore che la bambina ci aveva messo dentro.....
 
Ognuno di noi ha una scatola piena di baci,
è amore incondizionato, dei nostri figli, amici e Dio.

Anonimo 




FARFALLE DI PENSIERI

Una folata di vento spettina i pensieri,
che volano via come farfalle
e quando si posano diventano parole...