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giovedì 8 novembre 2012

                                           L'ultimo saluto
Il vento soffia e gira una pagina del grande libro della vita, sulla felicità di una nascita e la gioia di un matrimonio, e la gira colma di lacrime sul saluto di quell'ultimo viaggio...            
su quel suono di campane a morto...
Hai lottato con tutte le tue forze, prima d'arrenderti in una notte calda  di questo autunno, prima di poter vedere l'uva matura nella tua vigna che tanto curavi. 

La malattia ti ha portato via. 
In realtà, te ne eri già andato da tempo, isolato in un mondo di tempi e spazi solo tuo, fatto di suoni ovattati e colori sbiaditi dalla vecchiaia. Eppure, quando potevi stare sulla tua poltrona di velluto damascato,
le mani segnate dal duro lavoro di una vita adagiate in grembo, scaldavi la casa con la tua sola presenza, come un caldo focolare acceso nel freddo inverno.
Adesso la tua casa è vuota,
e il silenzio avvolge ogni cosa, nessuna voce, nessun respiro, nessun rumore di passi.
Tacciono l
e porte chiuse, come chiusi per sempre sono i tuoi occhi.

Il vento d'autunno ha steso sul cortile un tappeto di foglie morte.
Nel buio della notte è un punto nero nell'oscurità, nessuna luce illumina più le finestre.
E un senso di vuoto e di freddo riempie il cuore.
La percezione di qualcosa finito per sempre. Eri la mia famiglia.
Voglio ricordati, con la camicia buona della domenica sotto al pullover turchese, il nodo della cravatta un po' allentato, il profumo della barba appena rasata e quel sorriso sereno sul volto, con gli occhi rimpiccioliti e tristi che parlavano per te che eri rimasto senza le parole.
Una vita spesa tra lavoro, fatica e sacrifici per la famiglia. 

Vorrei dirti quanto ti voglio bene, ma il tempo è scaduto...                Grazie di tutto.
Fai buon viaggio papà, la mamma ti starà aspettando e quando arriverai di certo ti dirà:

"Sei arrivato Valentino..."
© Eugenì Effe  Tutti i diritti sono riservati

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